24.5.13

Don Andrea Gallo



Ricordo vagamente un'assemblea scolastica sul tema delle droghe, al Liceo. Ricordo che fu un tema molto controverso, che ebbe non pochi ostacoli perché potesse essere dibattuto nell'aula magna.
C'erano un paio di esponenti istituzionali, tra cui qualcuno dalla Questura (ricordo solo una frase: "io le droghe le ho dovute provare tutte... Tutte, per il lavoro che svolgo!") e poi c'era Don Gallo.

Che fece un discorso dei suoi, a braccio, allontanandosi dal bancone dei relatori e gironzolando per la stanza "interrogando" i vari ragazzi. Fece anche uscire i professori, perché sapeva che nessuno avrebbe risposto con sincerità davanti alla platea se vi fossero state "le autorità scolastiche" presenti.

Catturò tutti, parlò a tutti quel "comunistaccio d'un prete" senza che vi fossero per lui distinzioni tra i ragazzetti fasci, i comunistelli (futuri hipster o capitani d'industria) e gli anarchici; perché quel che aveva da dire non aveva colore, ma solo la forza della sua esperienza, dolorosa ma costante, a San Benedetto al Porto.

In queste ore ho già letto alcuni conoscenti "di Sinistra" sciacquarselo di dosso riducendolo a macchietta mediatica dalle posizioni politiche imbarazzanti.
Che è una cosa facilissima da dire, dal tepore del salotto di Torino o Milano.

Ciao, Don!

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