C'erano un paio di esponenti istituzionali, tra cui qualcuno dalla Questura (ricordo solo una frase: "io le droghe le ho dovute provare tutte... Tutte, per il lavoro che svolgo!") e poi c'era Don Gallo.
Che fece un discorso dei suoi, a braccio, allontanandosi dal bancone dei relatori e gironzolando per la stanza "interrogando" i vari ragazzi. Fece anche uscire i professori, perché sapeva che nessuno avrebbe risposto con sincerità davanti alla platea se vi fossero state "le autorità scolastiche" presenti.
Catturò tutti, parlò a tutti quel "comunistaccio d'un prete" senza che vi fossero per lui distinzioni tra i ragazzetti fasci, i comunistelli (futuri hipster o capitani d'industria) e gli anarchici; perché quel che aveva da dire non aveva colore, ma solo la forza della sua esperienza, dolorosa ma costante, a San Benedetto al Porto.
In queste ore ho già letto alcuni conoscenti "di Sinistra" sciacquarselo di dosso riducendolo a macchietta mediatica dalle posizioni politiche imbarazzanti.
Che è una cosa facilissima da dire, dal tepore del salotto di Torino o Milano.
Ciao, Don! ★
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